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The butcher, il macellaio di oggi

settembre 26 2024 – Carlo Ferrando

The butcher è un termine anglosassone che significa “il macellaio”, e racchiude una storia interessante e alcune curiosità che forse non tutti conoscono. 

Le origini del nome “Butcher”

La parola Butcher deriva dal francese antico bouchier, che a sua volta trae origine dalla parola “bouc”, che significa "capra". Questo collegamento non è casuale: i primi macellai lavoravano principalmente con animali da allevamento come capre e pecore. Durante il Medioevo, il mestiere del macellaio si diffuse rapidamente in tutta Europa, diventando un'occupazione fondamentale nei mercati delle città in espansione.

La radice “bouc” si ritrova anche nelle lingue germaniche, confermando l’importanza del macellaio nella cultura dell’Europa settentrionale, dove la carne era un alimento pregiato e il suo commercio un’attività di primo piano. Da qui, il termine si è evoluto fino a diventare il moderno butcher in inglese.

Curiosità sul termine The Butcher

Non tutti sanno che Butcher è anche un cognome molto comune nei paesi anglofoni. Deriva, ovviamente, dal mestiere dei suoi antenati.

Ma perché i macellai in Italia si fanno chiamare "The Butcher"?

Avrete fatto un giro tra i profili social delle macellerie italiane e visto il nome “The butcher”...ma perché in Italia, paese della tradizione, i macellai si fanno chiamare con un termine inglese?

Una questione di marketing... forse

Beh, sembra che tutto sia iniziato con una semplice scoperta: l’inglese fa figo. Così come le pizzerie italiane si chiamano "Pizza House", forse anche i macellai hanno pensato che un po' di internazionalizzazione non guastasse. Dopotutto, “butcher” suona molto più tagliente (scusate il gioco di parole) rispetto al più modesto “macellaio”.

Un omaggio alla cultura pop

Chi può dimenticare i tanti "butchers" della cultura pop? Pensa al leggendario film di Martin Scorsese, Gangs of New York, dove il temibile Bill “The Butcher” Cutting, interpretato da Daniel Day-Lewis, è ispirato alla figura realmente esistita del pugile, macellaio e leader politico-criminale William Poole. 

Non dimentichiamo che in Italia c’è una certa fascinazione per l’America. Essere chiamato “macellaio” potrebbe suonare un po’ rustico: invece, “The Butcher” è figlio del sogno americano: suona cosmopolita, è internazionale, e si allinea perfettamente con quell'immagine di self-made man che piace tanto. Il macellaio oggi non vende solo carne: è un butcher, un professionista del taglio, un vero artista con il coltello in mano.

L’irresistibile fascino della lingua inglese

Ma c’è anche una ragione un po’ più pratica: il fascino dell'inglese trasforma tutto. Il termine “macellaio” evoca forse qualcosa di passato, tradizionale, legato al mercato rionale. Invece, “The Butcher” evoca immagini diverse, più glamoure all’avanguardia. È un modo per fare un piccolo upgrade al business e renderlo più “trendy”.

Naturalmente, c'è anche dell'ironia in tutto questo. I macellai italiani lo sanno che il loro lavoro è ben radicato nella tradizione, e si divertono un sacco con questa anglicizzazione del loro mestiere. Il bello è che “The Butcher” non si prende troppo sul serio: è un modo per strizzare l'occhio ai clienti, giocando sul contrasto tra una professione antica e un titolo moderno e alla moda.

Il macellaio moderno: tra tradizione e innovazione

C’è anche da dire che oggi, il mestiere del macellaio, è molto cambiato rispetto al passato. Con l’introduzione di tecnologie moderne e standard igienici sempre più rigorosi, “il butcher” ha dovuto adattarsi ai tempi, mantenendo però il suo tocco artigianale. Molti macellai oggi offrono non solo carne fresca, ma anche piatti pronti e preparazioni elaborate, trasformando la loro bottega in un piccolo tempio del gusto.

Inoltre, c'è una crescente attenzione verso la sostenibilità e l’etica nell’allevamento e nella lavorazione della carne. Il macellaio moderno è spesso attento alla provenienza degli animali e cerca di ridurre gli sprechi, utilizzando ogni parte dell’animale, in linea con la filosofia del “nose-to-tail” (dal naso alla coda), che promuove un consumo più responsabile.

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